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Briefs

CINA e Investimenti militari
Stati Uniti e le nuove unità SP-MAGTF

 

Gli Stati Uniti stanno procedendo alla creazione di una nuova unità SP - MAGTF da dislocare in Kuwait in support alle operazioni del US Central Command che ha come area di responsabilità il Medio Oriente e l’Asia Centrale. Le unità SP- MAGTF sono state create in origine come risposta all’attacco del 2012 verso il consolato statunitense a Bengasi, che ha avuto come risultato l’assassinio dell’Ambasciatore americano in Libia Cristopher Stevens e altri tre cittadini US.In futuro e’ prevista un’ unità aggiuntiva presso il Comando Sud.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Normalmente , le Expeditionary Units dei Marine, sono normalmente imbarcate in navi anfibie e sono incaricate di rispondere ad attacchi come quelli avvenuti al Consolato in libia. Normalmente queste unità tuttavia non sono disponibili, ovvero non dislocate nel posto giusto al momento giusto. I fatti del 2012 hanno espresso una mancanza di copertura e hanno evidenziato la necessità di unità pre-posizionate e dotate di un elevato grado di mobilità , che possano essere prontamente schierate in caso di situazioni di crisi.

Per colmare tale gap capacitivo, i Marines hanno creato una unità estremamente flessifile, appunto la SP-MAGTF, basate a terra ma rischierabile via aria, in grado di supportare gli interessi nazionali in un ampia gamma di operazioni che vanno dal soccorso di connazionali, al soccorso umanitario. La prima di queste unità è stata dislocata in Spagna con il compito di supportare le situazioni di crisi in Africa. L’Unità, ha iniziato il proprio schieramento nel 2013 e ha raggiunto la FOC ( Full operational capability) con circa 1400 Marines.  Ha le capacità di schierare due team di risposta alle crisi, tramite l’impiego di MV-22 Osprey , e in grado di supportare tali unità con mezzi dell’aviazione da combattimento.

 

I vertici dello Stato Maggiore dei Marines, hanno definito tali tipi di unità “Sub ottimali” comparate  all’ intera gamma delle forze Forze dei Marines Expeditionary, normalmente supportate anche da navi anfibie. Queste ultime sono una forza capace e robusta, vincolata alla capacità di trasporto degli aerei e delle navi, che vincolano in qualche maniera il loro raggio d’azione, e rendono difficoltoso l’approntamento da parte di un Comandante se lontane dalla catena logistica. Un tale tipo di Unità sono disponibili al momento in un piccolo numero e vincolate a poche strategiche aree, in tal modo difficilmente riescono a coprire un ampio spettro di minacce sparse in tutto il mondo.

In tale ambito si inserisce la nuova concezione delle forze SP- MAGTF. Essendo di dimensioni ridotte e molto agili, possono essere schierate velocemente ovunque e impacchettate rapidamente. In più, possono essere pre-posizionate praticamente ovunque all’interno di un teatro di crisi come risposta ad una potenziale minaccia. Ad esempio, alcune unità del US Africa Command, sono state temporaneamente basate in Sicilia, data la minaccia proveniente dai subbugli in nord Africa, in particolare riferimento alla Libia. 

L’Unità e’ composta in numero minimo da 200 marines, abbastanza da avere capacità di protezione ed estrazione di personale statunitense a rischio. Un altro vantaggio di avere un piccolo contingente “basato” in un Paese ospitante, è costituito dal fatto di poter condurre contestualmente attività di Military Assistance e training congiunto con le forze di sicurezza locale senza avere schieramenti di forze maggiori e più dispendiosi. 

Il numero totale di Marines da assegnare a questo nuovo tipo di unità si aggira sui 2000 uomini, basati in Kuwait.

 

 

La politica militare cinese, considerazioni.

 

A fronte di un Occidente allle prese con una drastica riduzione dei propri strumenti militari data la pressante crsisi finanziaria, e derivante da una grossa erosione di risorse dato il decennale impiego nellʼAsia Centrale, si pone con inquietante energia, la politica di crescita militare della Cina.(Regno Unito, Germania, Italia, e in misura minore Francia. Nonostante le dichiarazioni ufficiali da parte cinesi, appare significativo il ritmo di crescita

dellʼinvetimento nel comparto Forze Armate della Cina. Il Paese ha mantenuto negli ultimi  10 anni, un incremento medio del 12%. Nella classifica delle nazioni stilata in ordine di spesa per il settore militare, gli Stati Uniti occupano il primo posto, con circa 739,3 bilioni di dollari, seguiti dalla Cina con 89,9 bilioni di dollari. Tenuto conto del ritmo di crescita (o di decrescita per alcuni paesi) degli investimenti nel settore, si stima che nel 2035 la Cina diventeraʼ il Paese con la maggior spesa per la difesa, superando di gran lunga gli Stati Uniti.

Il Regno della grande muraglia eʼ sulla rotta per diventare la nazione che piuʼ di ogni altra al mondo investiraʼ maggiormente nel settore militare nel giro di 20 anni.

Il grosso degli sforzi del Paese in termini di politica di difesa mirano a dissuadere gli USA a intervenire in una possibile crisi futura in supporto alla secessione vero o presunta di Taiwan. Al momento, gli Stati Uniti hanno nellʼarea due gruppi navali dotati di portaerei.

Per tale motivo, la Cina sta investendo pesantemente in “asymmetrical capabilities” fatte per ridurre la travolgente capacitaʼ americana di proiettare forze nella regione.

Il “A2/AD approach” (anti access/area denial, per utilizzare un acronimo in uso) include lʼacquisiszione di moderni aerei da combattimento con elevate capacitaʼ antinave, una moderna flotta di sottomarini ad alimentazione sia convenzionale che nucleare (60 sommergibili con capacitaʼ stealth e almeno 6 a propulsione nucleare), radar di lunga portata e nuovi satelliti di sorveglianza. Non meno importante lʼinvestimento per lo sviluppo e lʼacquisizione di armi per il dominio del cyber spazio, per rendere ciechi i sistemi di comando e controllo avversari. Si discute molto circa un nuovo balistico in grado di portare

una testata direttamente sul punte di una protaerei che incrocia a 2700 kilometri dalla costa. In piuʼ, pare che la marina cinese abbia deciso ad orientarsi ad una forza incentrata sulla presenza di portaerei, sul modello statunitense.

La Cina sostiene che tali tipologie di armamenti vengono sviluppati in unʼottica “difensiva” , ma dallʼ analisi della loro dottrina tattica emerge lʼattacco come prima azione , nel caso questo fosse richiesto dalla situazione contingente. La Cina mira al raggiungimento della capacitaʼ d condurre azioni in grado di rendere non operative le basi americane nel Pacifico occidentale e di respingere i gruppi dʼattacco navali US al di laʼ di quella che viene chiamata “The first Islanda chain”, sigillando in tal modo il Mar Giallo, Mare del Sud, e Mare dellʼest, allʼinterno di un arco che corre tra il Borneo a sud e le Aleutine. Se Taiwan tentasse una secessione formale dalla Madrepatria, la Cina , oltre ad

intervenire direttamente nellʼisola, lancierebbe una serie di attacchi preventivi per ritardare lʼintervento americano.

Tale politica ha gia avuto un effetto immediato sulla politica di difesa dei paesi vicini. Giappone , Korea del Sud, India e anche lʼAustralia stanno spendendo di piuʼ nel settore difesa, specialmente nelle loro forze navali. Barack Obana, attore relativamente nuovo nella politica Asiatica ha deciso di dare un segnale ai propri alleati nellʼarea, inviando un contingente di 200 Marines a Darwin, mentre lʼIndia ha formalmente preso in carico un sommergibile nucleare, acquistato in leasing dalla Russia.

Il problema pricipale risiede nel fatto che i la reale politica estera cinese non eʼ chiara e totalmente imprevedibile. Allo stato attuale non esiste un documento ufficiale nel quale vengano sanciti chiaramente quali sono gli obiettivi strategici del Paese, contrariamente a quanto avviene nei Paesi occidentali.

Altra peculiaritaʼ riseide nel fatto che il PLA (Peopleʼs Liberation Army) non eʼ formalmente parte dello stato, ma risponde direttamente al Partito Comunista ed eʼ diretto dalla Commissione Centrale Militare, organo del Partito stesso. Cioʼ rende difficile comprendere chi governa e dirige navi e cannoni cinesi.

Nel 1993, lʼallora segretario generale del Partito Comunista, Jiang Zemin, pose lʼ RMA (revolution of military affairs), allʼ interno della strategia militare cinese, definendo le capacitaʼ che il PLA doveva acquisire. In particolare veniva sancitaʼ la necessitaʼ di poter vincere guerre locali in un ambiente altamente tecnologico. Un ulteriore indirizzamento eʼ avvenuto nel 2004, con lʼincremento delle capacitaʼ chiamata in occidente “C4ISR unificate” (comando, controllo, comunicazione, mentre ISR

sono intelligence, sorveglianza e ricognizione).

Analizzando i discorsi pubblici di alcuni leader politici, le pubblicazioni della dottrina del PLA , emergono 5 obiettivi strategici che potranno condizionare il prossimo sviluppo della

potenza militare cinese da utiliizare come strumento di potere statuale.

1. La sicurezza del regime: il primo obiettivo cinese risulta essere il mantenimento del monopolio del potere politico da parte del Partito Comunista Cinese, mantenento il PLA sotto la leadership assoluta del partito. In tale ottica, le forze armate risultano impiegate per il controllo di eventuali tensioni interne derivanti da scontri etnici, disoccupazione,disuguaglianza economica e attivitaʼ criminale transfrontaliera.

2. Integritaʼ del territorio: in molti documenti viene ribadito come, la salvaguardia dellʼ integritaʼ di una nazione si mantiene solo con un esercito numeroso e potente. In tale ottica , nonostante le rassicurazioni cinesi a livello internazionale, assume particolare rilevanza la dichiariazione fatta dal Ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi ad un meeting delle nazioni del Sud Est Asiatico. Il ministro ha infatti detto “ La Cina eʼ un

grande Paese, e le nazioni circostanti sono piccoli Paesi, e questo eʼ semplicemente un fatto”.

3. Unificazione nazionale: tale obiettivo si concentra essenzialmente sullʼuso potenziale

della forza su Taiwan. I cinesi considerano talmente importante impedire lʼindipendenza dellʼisola da considerare tale obiettivo distinto dal precendente, considerando tale possibilitaʼ la principale minaccia alla sovranitaʼ nazionale.

4. Sicurezza dei mari: un altro obiettivo che appare evidente, eʼ lʼattenzione posta dalla Cina nella difesa dei propri diritti marittimi e interessi. Nonostante alcune dispute con Vietnam e Giappone, (isola di Paracel con il Vietnam e il minuscolo ed inabitato arcipelago delle Senaku con il Giappone), la Cina ha avuto la lungimiranza di intavolare discussione e stipulare accordi con i paesi limitrofi, per lo sfruttamento delle risorse

sottomarine, incluso il petrolio.

5. Stabilitaʼ regionale: con lʼusuale doppio senso semantico, in un libro di strategia in uso presso la “PLAʼs Academy of Military Science” si legge che: “un ambiente pacifico e una stabilitaʼ regionale comporta vantaggi significativi per lo sviluppo della nostra economia.

Lo scoppio di rivolte e la diffusione dellʼinstabilitaʼ regionale cuaeserebbero fiamme di guerra che non tarderebbero a portare disastri entro i confini nazionali, costringendo la Cina a prendere parte a conflitti locali per risbilire lʼordine necessario”.

In conclusione, appare evidente che la Cina si sta imponendo come attore fondamentale nella gestione degli equilibri geopolitici regionali e mondiali. Nonostante le forze armate

del Paese risentano grandemente del duro embargo imposto ancora nel 1989 dopo i fatti di Tienanmen in termine di efficenza e stato delle ricerche, eʼ indubbio che al ritmo di

crescita attuale tale gap saraʼ presto colmato.

 

 

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